Relazione dettagliata dell'evento



Era condizionato da varie situazioni, in apparenza semplici, che cercava di tenere in secondo piano, si trovava sempre in equilibrio tra animalità ed educazione sociale, tra improvvisazione e norma, tra carne e spirito, tra puro e impuro, tra alto e basso, tra colto e incolto, tra prima e dopo, tra caldo e freddo, tra grande e piccolo, tra idealismo e concretezza.
 Qualcuno avrebbe scritto una relazione dettagliata dell'evento, senza inoltrarsi, peraltro, in spiegazioni. Era la migliore soluzione, così gli avevano detto, da applicarsi per fatti di quella portata.
 
Leggendola, gli dissero, ognuno avrebbe capito quello che c'era da capire, senza spingersi verso significati fuorvianti, in motivazioni possibil e senza elucubrare inutilmente su implicazioni improabili.
Non c’era traccia di decadenza ma ricerca di forme grezze, essenziali, asimmetriche, una vera trasformazione che spazzasse fronzoli e ripetizioni inefficaci; il cammino sulla selva di teste (?) per vedere meglio la luce, per non perdere l’orientamento, sempre difficile nella confusione del cambiamento, nella stesura della relazione dell'evento.

Ai vertici della piramide bastava l'enunciazione di principio; una stesura scritta sul primo livello dell'evento, una verbalizzazione autonoma, obiettiva, sintetica (fenomenologica) era più che sufficiente per prendere in considerazione l'evento ed inserirlo nelle tabelle.Si accinse allora a descrivere i fatti salienti.
Procedette a zigzag, scese e salì, fece giri tortuosi, rallentò il passo o si fermò come in attesa dell’ispirazione, entrò ed uscì, ritornò sui suoi passi. Entrò di nuovo, scartabellò, tirò fuori e mise tutto dentro, aprì e chiuse, scrisse e cancellò. Uscendo lasciò il cancello aperto e si portò dietro i fogli di appunti, poi, mentre camminava, se li infilò in tasca.


Bruno Chiarlone Debenedettì